in «Viaggio attraverso la ceramica 2006. Le ceramiche di Clara Garesio», Salerno, Menabò, 2006

Clara Garesio approda finalmente a Vietri, al Museo Artistico Industriale Manuel Cargaleiro, ricevuta al Palazzo dei Duchi Carosino e celebrata con una Mostra-Premio alla Carriera. Arriva adorna di molto recenti riconoscimenti ottenuti in altri noti luoghi ceramici e delle arti applicate: il Premio Internazionale Terra di Piemonte conseguito a Castellamonte nel 2005; una sala dedicatale, nello stesso anno e nella stessa cittadina, al Palazzo dei Conti Botton; l’ingresso nelle collezioni del MIAAO, il nuovo Museo Internazionale delle Arti Applicate Oggi di Torino, ove è stata esposta nella Galleria Soprana nel 2005, nel contesto della Saturday Night Art Fever organizzata in contemporanea con la Fiera Internazionale d’Arte Artissima, e ancora, con altri artefatti, nel 2006 in occasione dei Giochi Olimpici Invernali. Vietri dunque, qualcuno potrebbe legittimamente affermare, last but not least? Ultimo, ma non da meno? No: ultimo, ma di più. Può apparire affermazione presuntuosa, ma accettabile sulla scorta di alcune prove documentali, poiché il Premio Viaggio attraverso la ceramica negli ultimi anni si è caratterizzato come un premio ‘di tendenza’, nazionale e internazionale (basti pensare a Silvia Zotta, premiata prima a Vietri e poi a Faenza; a Nuria Pié, onorata prima qui da Marciano e poi in Catalogna da Pujol, e così via…). Clara Garesio infatti non arriva, ma ritorna oggi a Vietri, che si riconferma luogo cruciale dal punto di vista culturale. I suoi rapporti con il Museo Cargaleiro risalgono al 2003, al momento della preparazione della fortunatissima mostra Viaggio attraverso la ceramica grottesca da me curata. La Garesio, che non conoscevo assolutamente, ci fu indicata da Lucio Liguori come l’interlocutore obbligato per rendere possibile la foggiatura in porcellana di Capodimonte, suo ‘regno’ per anni, di una sofisticata opera ‘grottesca’ ideata dallo studio grafico Bellissimo di Torino. Si dichiarò subito a nostra completa disposizione. Un atteggiamento umile, ‘di servizio’: tuttavia, apprendendo così casualmente anche la sua storia ceramica, Ernesto Sabatella e io capimmo di trovarci di fronte al fenomeno di uno straordinario percorso interrotto, in Campania, per amore. La Garesio infatti, torinese, quando arriva a Napoli e lì si sposa, agli inizi degli anni ’60, conclude una fase creativa astratto-decorativa ‘avanguardista’ assolutamente strepitosa, sostanzialmente poi dimenticata, per dedicarsi quasi esclusivamente alla didattica e a un tipo di produzione più ‘tradizionale’. Di lì nasce il mio ‘dovere morale’ di colmare una grave lacuna storico-critica, facendo ri-conoscere nella sua patria d’origine, il Piemonte, il passato, rimosso talento di una sua figlia ‘dispersa’. Tuttavia quei sovracitati riconoscimenti da me proposti possono anche essere intesi solo come un, pur sacrosanto, ‘omaggio alla memoria’ (artistica). Invece Clara Garesio, riprendendo a frequentare Vietri e la Fondazione, e a conoscere e apprezzare la sua missione di innovazione basata sulla tradizione, si sentiva, giustamente, sempre più viva. Incoraggiata da Manuel Cargaleiro, anch’egli altissimo esponente di quell’età d’oro che furono gli anni ’50 (ma poi sempre in ‘servizio permanente effettivo’) riprende a realizzare ceramiche. Che, guarda caso, proseguono e rafforzano quella linea ‘astratto-decorativa’, da Gambone a Cargaleiro (ma anche da Tot a Capogrossi a Franchini ad Autori e anche a certo Raimondi…), che si sta affermando come l’altro lato, finalmente reilluminato, della splendida luna vietrese, opponendosi a quello, fintamente o veramente naif, dello ‘strapaese’. In un momento nel quale nell’arte e nel design, nella moda e nella musica, l’ispirazione vintage è vissuta come una ‘novità’ mentre non si tratta che di plagio, citazionismo o, nei casi migliori, di storicismo, Clara Garesio dimostra che la grande cultura del progetto degli anni ’50 ha interrotto, non esaurito, la sua spinta propulsiva. Il luogo di elezione per questa ardua nuova prova, riuscita, è, oggi, Vietri sul Mare. Qui non si compie, come altrove, una pur necessaria ‘commemorazione’, ricordando solo il grande passato, ma si mostra, per la prima volta, il ‘grande futuro dietro le spalle’ di Clara Garesio…